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Nfl, il settembre da Dio di Giorgio Tavecchio: "Calci e preghiere, la gioia di Carr e Lynch, le parole di Akers, la protesta degli inginocchiati, la mia Italia, vi racconto tutto"

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tavlorenUn settembre da Dio. Giocando un po' con un divertente film di Jim Carrey di qualche tempo fa potrebbe darsi questo titolo all'incredibile ma realissimo exploit del ragazzo italiano nell'iper competitivo, spietato, durissimo mondo della Nfl. Trenta giorni in cui Giorgio Tavecchio (qui ritratto nel disegno di Lorenzo Ruggiero, matita napoletana della Marvel Usa) ha conquistato l'America del football americano a suon di calci ben assestati. Cento per cento di realizzazioni nelle partite con Titans, Jets e Redskins. Prestazioni al limite della perfezione per un kicker. E poi, fuori dal campo, altra vittoria sul mondo dei media americani che lo hanno letteralmente scoperto sottoponendolo a un fuoco di fila di domande, una su tutte: "Ma come si fa a non mollare dopo sei anni di porte in faccia? Di: no, grazie non sei abbastanza per noi. Di: niente da fare neanche stavolta?". E lui, sorriso contagioso, equilibrio invidiabile e gesticolare molto italiano, sempre pronto con una risposta da touchdown. Talvolta citando Aristotele, se non Shakespeare e via dicendo. Tra un allenamento e un altro, un premio ricevuto (finalmente) e un altro, una conferenza stampa e l'altra, abbiamo sempre parlato con lui e oggi vi proponiamo una intervista che copre praticamente tutto l'arco di questo...settembre da Dio per il milanese Tavecchio.

Giorgio, l'avverbio più appropriato per te in questo momento è: finalmente...

"Assolutamente (ride felice, ndr). Lo dico anche io: finalmente. Mamma mia (espressione che ha usato anche al termine del match coi Jets e che è stata ripresa da tv e cronisti Usa, ndr), quanto è stata dura e lunga questa rincorsa alla Nfl!".

Vedendoti calciare adesso notiamo una esecuzione stilisticamente perfetta ma, soprattutto, una potenza decisamente maggiore nel calcio rispetto a sei anni fa. Sei migliorato, poi, nella precisione oltre che nella forza. Tutti segnali di una crescita legata a una costanza straordinaria, di un allenamento continuo, nonostante le esclusioni a fine preseason.

"La verità è che, nonostante tutto, ci ho sempre creduto. Certo, ogni volta che mi rimandavano a casa era sempre peggio. Difficile recuperare da quei "no", tuttavia sentivo di potercela fare. E poi non ero mai solo, anche nei momenti bui ho sentito la vicinanza dei tanti amici che ho qui, della mia università, Cal, dei miei genitori e, non ultimo, anzi, delle tantissime persone che dall'Italia anche attraverso "Repubblica" e "Playbook" mi hanno sempre seguito e mi hanno costantemente spronato  a non mollare. Anzi, ne approfitto per scusarmi con tutti quelli che mi hanno scritto messaggi per congratularsi, non mi sono ancora abituato al ritmo infernale della Nfl e così non ho avuto la possibilità di rispondere velocemente agli amici italiani che, spero, capiranno quanto siano state impegnative queste settimane per me. Ma ci tengo a ringraziare tutti per il supporto e l'amicizia che mi avete sempre dimostrato e a rassicurare che continuerò a dare il mio massimo sperando che tutto prosegua per il meglio. Dio volendo, continuerà  così. Perchè tutto questo mi ha dato forza ma poi c'è la fede...".

La fede. Quando segni alzi le braccia al cielo...

"Mi rivolgo al Signore. Lo ringrazio per avermi dato la capacità di fare, bene, il mio dovere. Sono cattolico e la mia fede è molto collegata all'esperienza col football perchè proprio il football mi ha regalato l'opportunità di crescere come persona, soprattutto nei momenti difficili. E' una disciplina particolarissima e ti mette sempre alla prova. Ed è soprattutto nei momenti difficili - ma anche in quelli positivi - che mi rivolgo al Signore, che faccio appello alla mia fede affinchè mi dia la forza e mi consenta di avere una prospettiva positiva indispensabile per andare avanti".

Immaginiamo la gioia dei tuoi familiari...

"Travolti dalla felicità. Sì, loro ed io abbiamo trascorso un mese ovviamente ricchissimo di emozioni vista come è andata. Per ora ci stiamo godendo ogni istante, ogni momento, ma cerchiamo anche di restare calmi e tranquilli perchè c'è ancora tanto lavoro da fare. E sono felice per la mia adorata nonna Ottorina che è molto contenta e orgogliosa ma, più che altro, lei mi dice, più per il mio comportamento che per quello che sono come persona che per i gesti atletici".

Qual è il messaggio ricevuto che ti ha fatto più piacere?

"Ho sentito moltissime persone di recente, ma il messaggio che porto dentro al cuore è quello di David Akers, grande kicker già Falcons, Panthers, Eagles, 49ers, Lions, che è sempre stato un modello per me (con lui Giorgio fece la prima preseason della sua vita in un team Nfl, San Francisco, ndr). David mi ha detto: "Embrace and enjoy". Lui è davvero stato un grande kicker ed è una grande persona".

Cosa ti aspetti da ora in poi?

"Tanto lavoro, tanto lavoro da fare perchè non ci si può fermare e bisogna ancora migliorare. Tanto lavoro e, mi auguro, tanta crescita professionale".

Sui social vengono riproposte le tante interviste rilasciate ai media americani. Da sconosciuto o, peggio, da rifiutato a star, come ci si sente?

"Non mi sento diversamente a prima (anche stavolta sorride, ndr), a quando cercavo di entrare in questo mondo. Sinceramente sono più concentrato sul mio lavoro che su altro".

Parliamo di un tema attuale che fa molto discutere e che arriva direttamente dai campi della Nfl. La protesta degli inginocchiati, iniziata da Colin Kaepernick ed Eric Reid per manifestare contro le violenze della polizia sugli afroamericani: che ne pensi? E come ti sei comportato domenica davanti all'inno nazionale?

"Io rispetto il diritto di tutti ad esprimersi come sentono sia opportuno fare e quindi non ho alcun problema davanti alle proteste dei mie compagni di squadra e degli altri atleti. Sono solidale e rispetto le loro opinioni. Detto questo, io ho deciso di restare in piedi per l'inno nazionale".

Facciamo necessariamente un passo indietro. Torniamo a quella domenica coi Titans. L'esordio inaspettato, la pioggia di punti realizzata, il record coi due field goal oltre le 50 yard, i premi come miglior giocatore della settimana, raccontaci tutto quello che non hai raccontato sinora...

"E' stata una esperienza un'unica! (E qui trasmette tutto il suo genuino entusiasmo, ndr). Non solo la partita ma tutto il percorso che la ha preceduta. Emozionato? Impaurito? Voglioso di dimostrare? Come mi sentivo? Un po' tutte queste sensazioni che mi hanno arricchito dentro. Di fatto sono lusingato di aver avuto l'occasione di poter aiutare in modo decisivo la mia squadra, gli Oakland Raiders".

Il calcio più difficile?

"Mah, il primo direi. Ma solo perchè era il primo. Perchè i calci, nel bene o nel male, sono tutti uguali e richiedono tutti la stessa massima attenzione".

Entriamo nello spogliatoio: quale compagno ti ha trasmesso più forza e sicurezza?

"Derek Carr, il nostro quarterback. Non smetterò mai di ringraziarlo".

E la stella Lynch?

"Era davvero felice, contentissimo per me e per la squadra. Bello vederlo così".

Il kicker titolare infortunato, il forte Sebastian Janikowski era sulla sideline a fare un tifo da matti per te.

"Verissimo, mi ha dato enorme supporto, non posso che dirgli grazie".

C'è un segreto per quella straordinaria prestazione sul campo?

"Non ci sono segreti. Semplicemente ho pregato tanto e ho cercato di restare il più calmo possibile lasciando che il mio corpo e la mia mente facessero tutto quello che ho allenato per tanti anni".

Il tuo successo è anche un bello spot per l'Italia in Usa.

"E' vero e ne sono fiero. Mi definisco un italo-californiano e amo tutto del tricolore: la Cappella Sistina, la Pietà di Michelangelo, Dante e Manzoni, i libri di Italo Calvino e di Pirandello, potrei continuare all'infinito".

Una curiosità che hanno notato anche diversi nostri lettori: il casco che indossi sembra di una misura più grande, è una tua scelta, ti dà fastidio?

"Sì, è vero, il casco è leggermente più grande e io abbasso di molto quello che io chiamo "face mask" (la protezione, ndr) per vedere il pallone. Visti i risultati, direi che va bene così".

Giorgio ma adesso ci credi in un futuro nella Nfl?

"Un giorno alla volta, un giorno alla volta. Mi auguro sia un lungo cammino, ma un giorno alla volta".

Buon cammino, Giorgio.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

 

 

 

 

 


Il cuore di Long: "Gioco gratis nella Nfl per dare una possibilità a tutti i ragazzi che vogliono studiare"

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Chris LongChris Long gioca gratis. Anzi no. Gioca per gli altri. Gioca per un mondo migliore. Gioca perchè tutti i giovani possano avere le loro chances. Grazie al suo lavoro: il football americano ai massimi livelli, la Nfl.

Chris ha deciso che i suoi cospicui guadagni di questa stagione con la maglia dei Philadelphia Eagles andranno direttamente investiti in borse di studio per i ragazzi di Charlettosville, in Virginia, Stato dove ha frequentato prima la high school e poi il college.

Un gesto concreto verso gli altri, con una motivazione inequivocabile, così riassumibile: "Mia moglie ed io siamo convinti che una educazione scolastica equa per tutti gli studenti dia la possibilità ai giovani di crescere e aspirare a giusti traguardi e, al contempo, sia la prima pietra per rendere la nostra nazione e il mondo intero un bel posto in cui vivere".

A vederlo in campo, Long (qui ritratto dalla matita della Marvel Usa, Lorenzo Ruggiero in un disegno che ne rappresenta, assieme, la missione e la sua figura sportiva) sembra un moderno guerriero: sguardo deciso, veloce e aggressivo agonisticamente come deve essere un defensive end, imponente in casco e armatura col suo metro e novantuno centimetri d'altezza per centoventidue chili di muscoli.

Ha appena toccato il massimo risulato possibile per un giocatore di football: il Super Bowl. Conquistato lo scorso febbraio in quella folle e magnifica partita tra i Patriots e i Falcons, terminata con la storica rimonta della squadra di New England.

Durante la sua carriera ha giocato a lungo coi Rams prima dell'unica stagione (da vincitore) coi Pats e di firmare per due anni con le Aquile di Philadelphia (che in questo inizio stagione sembrano davvero aver spiccato il volo). Una carriera intensa e felice dove ha guadagnato lauti ingaggi.

Ma Long è lontano dallo stereotipo del giocatore chiuso nel circuito allenamenti-partita-soldi-fan-football-gadget di lusso e nient'altro. Ama viaggiare e conoscere latitudini diverse. Ed è proprio andando lontano, in Tanzania, che ha deciso di dare una svolta alla sua vita, da autentico filantropo.

"Quando mi trovai lì, nel 2013 - racconta con grande onestà - non avevo altri piani che scalare il Kilimangiaro ma poi vidi la povertà che assale alcuni territori e ne rimasi davvero scosso, cominciai a riflettere su tante cose".

Un percorso che ha portato il giocatore degli Eagles a fondare i Waterboys, un'organizzazione che comprende football player e appassionati della Nfl dediti ad aiutare le popolazioni in difficoltà. In particolare procurando fondi utili a scavare pozzi per l'acqua in zone drammaticamente colpite dalla siccità. Un lavoro silenzioso e proficuo meritevole del Walter Payton Man of the Year nel 2015, riconoscimento destinato agli atleti del football che si sono particolarmente distinti nel sociale.

Due anni dopo, un ulteriore importante passo: la decisione di versare tutto il salario di una stagione, quella attuale, nelle borse di studio per i giovani.

Bravo Chris, in fin dei conti a cosa serve vincere il Super Bowl, giocare per 10 anni e intascare molti soldi se non a questo? Quale risultato può essere più grande dell'aiutare gli altri? Long ha già trovato tutte le risposte.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

 

 

 

 

 



                       

Nfl, Tavecchio, quel calcio con zero secondi da giocare e la vita coi Raiders: "Ho svuotato la mente, solo così un kicker può essere al massimo"

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Tavecchio RuggieroZero secondi sul cronometro. Zero. Il punteggio è 30 pari. E' stata una partita dura, strana, altalenante. Il tuo team deve assolutamente vincerla per fermare una emorragia di risultati e una crisi di fiducia che può mandare all'aria il resto della stagione. E tocca a te. Giorgio Tavecchio, che hai aspettato da sempre un momento come questo ma che, maledizione, doveva arrivare proprio in una serata che definire complicata è poco, con quei due field goal falliti che, se realizzati, avrebbero già chiuso il match da un pezzo. Insomma, il calcio più difficile nel momento più difficile nella notte più difficile. E' come se il destino quest'anno volesse proprio regalarti una overdose di emozioni uniche eh? Ma come si resta freddi e concentrati in quei frangenti?

"Il ruolo del kicker è questo. Spesso non ci sono vie di mezzo. Il mio dovere è, e lo era ovviamente anche quella sera, centrare i pali. Dunque, dovevo stare tranquillo e concentrato. Non pensare nè al prima nè al dopo. Svuotare  la mente. Tranquillo e concentrato. Non ci sono segreti particolari. Solo tranquillità e concentrazione".

Sei riuscito a dimenticare quei due field goal falliti, non deve essere stato semplice.

"Ho una filosofia che mi accompagna in questo sport. Mi dico: Giorgio, resta concentrato su quello che puoi controllare e non disperdere energie mentali in altro, in ciò che è fuori dal tuo controllo. E se non va bene, resta presente sulla prossima occasione, per dare il tuo aiuto, il tuo contributo alla squadra. Non c'è spazio per i ricordi in quei frangenti".

Curiosiamente, nonostante ruoli, storie ed epoche molto distanti, la risposta di Giorgio ricorda esattamente cosa mi disse Joe Montana, invitato a Trieste all'American Camp (qui l'intervista). Evidentemente tra i professionisti del football è quasi una regola, una testa sgombra e focalizzata sul momento è indispensabile per rendere al meglio.

E' andata bene, Giorgio, il pallone ha centrato i pali e la tua intensa avventura nel grande football continua. Come sempre, da quando, sei un Raider, la squadra ti ha festeggiato con grande partecipazione.

"E' un gruppo fantastico. Non posso che ringraziarli per l'aiuto, anche morale, che ho da tutti loro".

Marquette King, di recente, ha twittato pubblicamentela sua entusiastica ammirazione per te...

"Ho visto! Mi sono legato molto a lui!  E` un ragazzo a cui piace molto il suo mestiere di football player ed ha una energia e una vitalità davvero contagiosa. Tra noi è nata una bella amicizia".

Giorgio, raccontaci una settimana con la squadra: dal lunedì alla domenica.

"Il lunedì è il nostro giorno di riposo.  Martedì è una giornata pesante: si lavora sodo in palestra e poi si susseguono le riunioni con gli allenatori, si guarda la moviola della scorsa partita e si studiano i frame con lo scopo di capire cosa bisogna fare per migliorare e cosa per rinforzare ciò che già funziona.  Mercoledì e giovedì sono giornate piuttosto lunghe, con allenamenti in campo dove proviamo molte cose in preparazione del match che ci attende con il prossimo avversario. Venerdì invece è un giorno leggero da un punto di vista fisico perchè la preparazione diventa più psicologica e mentale per ogni giocatore.  Sabato si tengono alcune riunioni dove il coaching staff dà le ultime raccommandazioni. Sabato si va in albergo in attesa di andare in campo domenica".

Nel poco tempo libero con la squadra che fate?

"Veramente non abbiamo tanto tempo libero da trascorrere assieme, ma di solito si chiacchiera un po' nello spogliatoio prima e dopo l'allenamento, per il resto solo meeting e allenamenti, come è giusto per un team professionistico di questo livello".

Descrivici la tua giornata tipo.

"Mi sveglio verso le 7 e arrivo al centro sportivo per la colazione alle 7,45.  Alle 8,30 abbiamo un Team Meeting, poi alle 8,45 Special Teams meeting fino alle 9,45, quindi in palestra per un'ora e un quarto; andiamo in campo per un breve "walk thru" prima dell'ora di pranzo, a mezzogiorno.  Poi di nuovo in Position Meetings fino alla 13,15, e di seguito si va in campo per l'allenamento che termina verso le 15,45-16. Ultimo impegno lo Special Teams Meeting e attorno 16,30-17 si torna a casa".

Si avvicina il rientro di Janikowski dopo il lungo infortunio, molti si chiedono cosa accadrà...

"A dire la verità, proprio non lo so. Sono sincero: io sto vivendo giorno pera giorno in questo periodo con il chiodo fisso di dare sempre il mio meglio".

Sei molto migliorato nei kick off, che lavora specifico hai fatto?

"Mi sono concentrato tanto sugli esercizi per i muscoli addominali e ha funzionato...ma devo anche dire che l'adrenalina dell'atmosfera allo stadio aiuta a calciare più forte e sempre meglio".

I Raiders dopo un buon inizio sono in difficoltà, tuttavia la classifica è ancora deficitaria, ma la squadra crede ancora ai play off?

"Assolutamente sì, la squadra ci crede ancora! Specialmente dopo l'ultima memorabile sfida con i Chiefs. Dio volendo, potremmo continuare ad avere successo, io ne sono convinto. Fino in fondo".

Semplice e diretto come sempre, il ragazzo italiano della Nfl (ritratto dal disegnatore della Marvel, Lorenzo Ruggiero, proprio mentre calcia il punto della vittoria sui Chiefs) va avanti per la sua strada. In una lega dove i margini di errore sono sempre minimi, e si richiede qualcosa di molto vicino alla perfezione. Comunque vada, Giorgio ha già scritto pagine importanti, e quelle resteranno. Ma è naturale che non voglia fermarsi qui: e noi crediamo abbia i mezzi per fare ancora molto.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

 

Da kicker a kicker, Manca a Tavecchio: "Resterai in Nfl, io non ho avuto la tua stessa straordinaria determinazione"

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kick1Tre partite in Nfl. Prima di Giorgio Tavecchio c'è stato lui, Massimo Manca. Sardo, kicker di Penn Stato sotto la guida tecnica di Joe Paterno, poi la rincorsa alla grande ribalta. Con tre apparizioni nei Bengals e una serie, poi, di altri tentativi (Cowboys, Niners), senza successo. "Un grande rammarico, senza dubbio", dice Massimo, che segue ancora il football ed è rimasto legatissimo alla sua squadra di college - dove lo ricordano con amicizia e stima per il suo periodo di studente e giocatore - alla quale ha regalato di recente una sua divisa da aggiungere ai cimeli dei Nittany Lions. Con Manca parliamo del presente e del possibile futuro di Giorgio.

Massimo, dopo un lungo percorso Giorgio è salito sul bus giusto, lo stai seguendo?

Assolutamente. Sto seguendo le imprese di Giorgio, perchè a quel livello di quello si tratta. Secondo me è stato semplicemente fantastico in queste prime 8 partite. I due FG sbagliati erano da distanza considerevole (oltre 45 yards), uno di questi bloccato. E riguardo l’extra point c’è stato un problema con lo snap. E poi ci sono quei 49 punti segnati, quelle ottime prestazioni. Senz’altro può bastare per restare n Nfl. Anzi, secondo me sta facendo meglio di tantissimi altri kicker. Anche se lui è ufficialamente un rookie, questi ultimi 6 anni di preseason praticamente complete con diverse partite giocate lo hanno formato dandogli anche la sufficiente esperienza. A mio avviso era già pronto 3 anni fa. Aveva già fatto benissimo. Tanti altri hanno avuto la fortuna di essere “in the right place at the right time”, e finalmente questa volta la fortuna è arrivata anche per Giorgio con l’infortunio di Janikowski che gli ha aperto la strada. In questi ultimi anni i suoi progressi sono stati costanti e finalmente i Raiders gli hanno dato fiducia.

Il suo punto debole, i kick off, sembrano essere diventati i suoi punti di forza.

Sì, se i kickoff in passato erano un suo punto debole, adesso sono un punto di forza. Ogni volta che li calcia il touchback è sicuro. Lui sapeva benissimo che doveva migliorare e lo ha fatto nella offseason e i risultati ora si vedono.

Resterà nei Raiders anche adesso che Janikowski sta superando il suo infortunio?

Giorgio ha dimostrato ai Raiders che è lui il kicker del futuro, per me non c’è dubbio! Sinceramente non vedo come i Raiders possano decidere di continuare senza di lui ma con Janikowski che va verso i 41 anni. La sua età, l’ingaggio e le prestazioni sono tutti fattori che dovrebbero spingere il team a confermarlo. Sì, Janikowski ha avuto una lunga, eccellente carriera, ma Giorgio ha davanti a sè almeno altri 10 anni! E davvero non vedo come i Raiders se lo possano far sfuggire via, perchè se lo fanno (e non succederà), un’altra squadra senz’altro lo prenderà. Ha fatto vedere a tutta la lega che non è un “training camp leg”, ma è un kicker che qualunque squadra vorrebbe oggi. I Raiders sanno a questo punto che possono contare su di lui, playoff o no.

Cosa ti ha colpito di più di Giorgio in questi match.

La testa. Giorgio senz’altro ha lo stesso approccio quando calcia sia un FG da 20 yards con il punteggio di 35-0 per i Raiders che un FG da 50 yards con due secondi alla fine e i Raiders sotto di un punto.

Massimo, a Playbook hai già raccontato i tuoi rimpianti. Ma cosa ti è mancato per il gran salto?

Diciamo che non ho avuto la stessa determinazione di Giorgio. E non è poco.

mancon

Ricordiamo ai lettori la tua avventura.

Sono sincero, nell’87 con i Cincinnati Bengals pensavo davvero di farcela. Ero in forma, stavo calciando benissimo. Ma alla fine coach Wyche (grande persona) ha voluto continuare con Jim Breech, che era lì da 5-6 anni. Lo stesso Breech mi aveva confidato la settimana prima del mio taglio che il suo agente stava guardando altrove per una sua possibile sistemazione, perchè credeva di perdere il posto.

Invece...

C'era lo sciopero dei giocatori quando disputai 3 partite nella regular season e purtroppo il nostro attacco faceva fatica a oltrepassare il centrocampo, un danno per qualsiasi kicker che voglia mettersi in luce...Inoltre in quella situazione con solo 1 field goal su 2 tentativi in 3 gare non sono riuscito a fare quello che avrei voluto.

Poi si presentò una occasione con gli strepitosi Niners dell'epoca.

Subito dopo lo sciopero ho fatto un tryout con i 49ers e ho firmato un contratto per l’anno successivo, nell’88. Questa era la mia grande chance. Si sapeva che il ciclo di Ray Wersching era finito, e siamo stati in 6 a contenderci il posto iniziando dal minicamp. Per il training camp poi siamo rimasti in 3. Io, Wersching e Mike Cofer. Siamo andati a Denver per una partita pre-campionato, e ricordo benissimo lo special teams coach che prima della partita guarda me e Cofer e dice,”ok Cofer, oggi giochi tu. Manca, tu giochi la settimana prossima a San Diego". Ma Cofer fu perfetto quella sera e indovina a chi hanno bussato alla porta il giorno dopo?

Ultimo treno, i Cowboys, altro top team.

L’anno successivo ('89) sono stato con i Cowboys nel loro camp in California, ma sinceramente a quel punto non ero piú lo stesso kicker. Non c’ero più con la testa, con quella testa che bisogna avere per entrare in Nfl.

A quel punto avevi rinunciato?

Ho iniziato a lavorare a Philadelphia e ogni tanto pensavo ancora alla Nfl. A 26 anni d’altronde non era troppo tardi...Ho scritto a diverse squadre ma non ho avuto risposte. Quando ho saputo della World league e del fatto che si stava parlando di una squadra in Italia (poi ovviamente le uniche squadre europee erano a Londra, Francoforte e Barcellona) mi sono informato e ho fatto un provino. Sono stato invitato a Orlando per il draft e sono stato selezionato dai Dragons di Barcellona. Jack Bicknell (un altro grande) si ricordava di me dai tempi di Penn State quando giocavamo contro la sua università, Boston College. È stato un anno divertente, con risultati discreti. Alla fine del campionato speravo nell’interesse di qualche squadra NFL ma così non è stato...purtroppo.

E' emotivamente molto forte, ancora, questo tuo rimpianto. Lo comprendiamo. Hai qualcosa da rimproverarti?

Oggi, a 53 anni, sì, ci penso ancora, ci penso ogni tanto...e mi dico che mon avrei dovuto mollare, che mi sarei dovuto far trovare più in forma, che avrei dovuto allenarmi piú a lungo. E' per questo che ho un grandissimo rispetto per Giorgio. Perchè lui non ha mollato mai! È migliorato ogni anno e ci ha sempre creduto. So che continuerà cosí e che avrà una lunga carriera perchè, ripeto, è un kicker completo adesso. E in queste prime 8 partite lo ha senz’altro dimostrato.

In qualche modo Tavecchio ti ha sportivamente "vendicato"...

Ne sono felice. Un italiano kicker titolare nella Nfl! Fantastico, forza Tavecchio, ti meriti tutto. Tutto.

Da kicker italiano a kicker italiano. Massimo (ritratto in due tavole dal disegnatore della Marvel Usa, Lorenzo Ruggiero mentre calcia con la divisa di Penn State e assieme a Joe Paterno) ci crede.  "Se i Raiders lo perdono fanno una follia, ma Giorgio stia tranquillo: comunque vada la Nfl è il suo presente e sarà il suo futuro".

 

 

Nfl, il bell'esempio di Seb e Giorgio, in competizione ma mai nemici

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Taveccio e Janikowski RuggieroCi sono due modi di affrontare la competizione. Ogni tipo di competizione. In qualsiasi tipo di lavoro o situazione. Affrontarla con lealtà e ferrea volontà, cercando di essere migliore di chi sta gareggiando con te, senza trucchi,  concentrandosi soltanto a tirar fuori il meglio da se stessi; o far degenerare la gara in una gazzarra, denigrando il proprio rivale, trasformandolo in nemico e inquinando il clima generale. Costume italico, ahimè, tristemente diffuso nell'ambito delle professioni intese in senso generale. L'italiano Giorgio Tavecchio ha sempre scelto la prima strada nei suoi sei anni (duri, conditi da puntuali e a volte non troppo giustificate bocciature) di competizione per riuscire finalmente a disputare un match di campionato della Nfl.

Lo ha fatto anche quest'estate quando si è (ri)trovato difronte quel momumento ai calci tra i pali che è il quarantenne Sebastian Janikoski, numeri da record, una certezza per gli Oakland Raiders. Ogni volta che gli è stato chiesto cosa pensasse di Seb, Giorgio ha risposto convinto: "Un grandissimo, con una eccezionale potenza nel calcio". E quando, in queste settimane di incertezza sul suo futuro visto che Janikoski poteva rientrare in squadra da un momento all'altro dopo l'infortunio (togliendogli di fatto il posto),  la domanda sul suo stato si riproponeva ossessivamente, lui replicava così: "Penso soltanto a dare il meglio di me stesso giorno dopo giorno. Non penso ad altro. E cerco di controllare ciò che posso, le mie prestazioni".

E dal canto suo Janikowski è stato colto dalle telecamere di Nfl network mentre, all'esordio (strepitoso) di Tavecchio, nel match coi Titans era sulla sideline a consigliarlo e a esplodere in un "G i o r g i o !" ad ogni calcio andato a segno. Anche da parte del campione veterano mai una frase o un atteggiamento fuoriposto durante questi mesi.

E neppure alcun commento scomposto dopo la scelta del coaching staff di affidare a Giorgio per il resto della stagione il ruolo di kicker titolare.

Atteggiamenti seri, professionali. Corretti. Che il disegnatore della Marvel, Lorenzo Ruggiero, ha voluto rappresentare nell'illustrazione che potete vedere come un passaggio di consegne tra il vecchio kicker e il 27enne milanese. Bello che tra i protagonisti di questo esempio positivo ci sia anche il ragazzo italiano che molti lettori, in queste settimane segnate dal disastro della nostra Federcalcio, indicano con giusto orgoglio come "il Tavecchio giusto".

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

Nfl, l'esempio del football, il successo non arriva mai per caso: se Wentz si allena ogni giorno all'alba...

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Giocatori EaglesSono le cinque del mattino al NovaCare Complex, il quartier generale dei Philadelphia Eagles. Buio pesto. Ghiaccio, più che freddo, all'esterno. Roland Darby ha una voglia matta di recuperare da un infortunio a una caviglia. Vuol mettersi a disposizione della squadra al più presto. Dimostrare cosa può fare allo staff, ai compagni e al pubblico, uno dei più caldi degli Stati Uniti. Borsone in spalla, è convinto di essere il primo. Poi si accorge che la luce, nella sala macchine, è già accesa. E sente persino parlare. Efficienza di una franchigia della Nfl come questa, pensa tra sè e sè: staranno approntando tutto per essere pronti all'arrivo dei giocatori. La gigantesca macchina di una squadra di football professionistica è già in moto, ragiona.

Si sbaglia. Non sono gli addetti alle pulizie, nè i magazzinieri ad animare l'alba dell'acquartieramento degli Eagles. Nella grande palestra stanno sudando il quarterback Carson Wentz e il ricevitore Nelson Agholor. Roland ci resta di sasso. Controlla il display del telefonino: no, non si sbagliava, sono proprio le cinque del mattino. "Gesù!", esclama manifestando tutta la sua sorpresa. "Carson e Nelson?", si chiede incredulo. Il giovane fenomeno della Nfl fa un cenno col capo e continua a lavorare sul fisico mentre non smette di studiare ai raggi X il libro degli schemi, il playbook. Al wide receiver, invece, scappa una risata mentre è impegnato col bilanciere.

"Ma a che diavolo di ora vi alzate per essere qui già alle cinque del mattino?", chiede a quel punto Roland. E Nelson, di rimando: "Ah...chiedilo a lui, Carson mi batte sempre. Credo sia qui dalle quattro e mezza. E ogni volta è così. Io mi sono messo in testa di arrivare prima di lui al centro ma è impossibile!". Carson sorride.

Centro sportivo Eagles

Siamo a metà novembre e le Aquile sono già in volo verso una stagione memorabile. Hanno otto vittorie a fronte di una sola sconfitta e Wentz incanta con i suoi lanci, i suoi rush, la sua gestione attenta e assieme creativa di un attacco che fa funzionare a meraviglia. Mentre Agholor sembra letteralmente un altro rispetto al ricevitore spesso timido e impacciato in campo che raramente tratteneva una palla quando il gioco si faceva duro. Ora è una felice sorpresa: i drop sono un ricordo, le prese ferree e decisive una consuetudine, guadagna yard, viene spesso usato nel terzo down e segna con frequenza. Un'arma in più, insomma, per il reparto offensivo.

E andiamo a oggi. Fine dicembre. Philadelphia ha vinto la sua division a mani basse. Si è aggiudicata il bye e la possibilità di giocare in casa i play off. Anche se ha perso Wentz per la rottura di un legamento a un ginocchio. Un'assenza che definire pesante è poco. Ugualmente gli Eagles hanno trovato il modo con il back up Nick Foles e la partecipazione di ogni reparto, di vincere quelle gare che danno ora loro qualche vantaggio nella fase cruciale della stagione. Comunque vada, nessun fan delle Aquile dimenticherà cosa è stato sinora fatto. E il racconto di un'alba di allenamenti - raffigurata nei disegni che vedete nel corpo dell'articolo, autore Lorenzo Ruggiero, matita della Marvel Usa e ormai uno specialista delle tavole sulla Nfl a cui aggiunge sempre un tocco di creatività -  spiega molte cose.

Il talento non basta mai da solo. Va sempre ostinatamente allenato. Lo fa Wentz come lo fa Tom Brady (stella dello sport mondiale dei "suoi" New England Patriots), il cui conto in banca e i ripetuti successi non hanno minimamente cambiato il modo di intendere il football. E i sacrifici pagano. Nella Nfl come in ogni aspetto delle professioni, nessuno escluso. Il successo, cari amici, non è mai un caso. Arriva da lontano e ha sempre storie come queste da raccontare. Storie di uomini che sanno sempre gettare il cuore oltre l'ostacolo.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

Nfl: passione, touchdown, dolori e vita di Calvin Johnson, il campione che ha detto basta

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calvin Calvin Johnson - Ruggiero2Se doveste incontrarlo in qualche aeroporto di una città che ospita un team della Nfl, per favore, non tormentaelo chiedendogli: "Ehi, Megatron, stai per tornare vero? Dove? Philadelphia? Miami? Di nuovo Detroit?". No, Calvin "Megatron" Johnson, lo stellare ricevitore che ha frantumato record su record nei suoi nove anni da professionista, non tornerà in campo. Mai più. E quella domanda che lo rincorre lo infastidisce, non poco. Perchè CJ ha girato pagina e ora ha un'altra vita. Piena. E diversa. Ma quella passione che lo ha spinto a essere il migliore tra i migliori non si esaurirà mai. Spiega tutto questo meravigliosamente, Calvin, in un articolo scritto su The Players' Tribune dal titolo: In Retirement. Una magnifica occasione per entrare dentro la testa di un ex giocatore di tale calibro e per conoscere cosa significhi esser stato parte della Nfl, davvero un mondo a sè.

Val la pena riportarne qualche passo. Con una premessa: Calvin racconta di aver fatto tante cose dopo aver smesso coi touchdown. Ballato in uno show televisivo, provato a imparare lo sci e il surf, ma soprattutto si è sposato, ha messo su famiglia, si è dedicato a suo figlio. Cosa che prima non poteva fare - racconta - perchè la Nfl non te ne dà letteralmente il tempo. E chi ce la fa, dice, è praticamente un eroe. Il football ti toglie ogni energia e molte giornate le devi dedicare solo a recuperare. E la tua testa "deve" stare sempre e solo sul campo. Ma la parte forse più interessante è quella legata alla sua carriera. Ascoltiamolo.

Amore, sofferenza e quei nove anni che sono molti, molti di più

"Io amo il football. Ma è diventato difficile amare il gioco quando soffri ogni giorno. Non ne ho mai parlato mentre stavo giocando perché mi chiedevo: a cosa sarebbe servito? Il mio corpo non mi avrebbe di certo fatto meno male. E poi sarebbe sembrata solo una scusa per qualcosa. E io odio scusarmi. Così ho continuato a giocare il meglio che potevo per tutto il tempo che potevo, che si è rivelato essere di nove anni. E non permetto a nessuno di provare a dirmi che nove anni è una carriera  "corta". Con i colpi che dai e subisci sul campo, nove anni ti fanno letteralmente sentire "per sempre". Dovrebbero trovare un sistema per misurare l'età di un giocatore di football  perché nove anni in campionato non equivalgono a nove anni di tempo reale.E' molto, molto di più".

Quando il mio corpo si è arreso

"Quindi non mi sono appena svegliato una mattina e ho deciso, sai una cosa? Oggi vado in pensione. L'ho contemplato per oltre un anno. C'erano giorni in cui ero euforico perché stavo rompendo i record e rendendo orgogliosi la mia famiglia, i miei amici e i miei fan. Ma più giocavo e... anche quell'orgoglio non poteva superare il dolore che provavo mentre muovevo i piedi sul pavimento perché non riuscivo a piegare le caviglie. Non avrei neppure potuto giocare con mio figlio, talvolta, sai? E non è tutto. Le mie dita sono tartassate. Il mio compito era fare il ricevitore. Sono stato pagato per prendere la palla. Ma c'era un momento in cui ogni volta che la palla mi colpiva le dita facevano male. E alla fine il mio corpo ha detto: "Ho finito". E lo ho ascoltato".

Voglio tornare a studiare sui libri

"Sono rimasto in contatto con il mio qb, Matthew Stafford. Ho una grande amicizia con lui e con molti dei miei ex compagni di squadra. Mi piace vedere quei ragazzi là fuori a fare il loro lavoro. E quando hanno tempo libero, ci colleghiamo per parlare.  Ho sempre saputo che il football era una cosa temporanea, non solo per me, ma per chiunque giocasse. Il mio corpo ora si sente meglio e posso dedicare il mio tempo ad essere un uomo di famiglia. Ho così tanto nella mia vita da essere entusiasta. Per gran parte della mia esistenza sono stato identificato come un giocatore di football. Ma io sono tante altre cose. E quella lista si è espansa da quando ha lasciato il gioco. Sono un marito e un padre, un amico, un allenatore, un mentore e un imprenditore. Sono uno sciatore. Un surfista. Diavolo, ero persino un ballerino lì fuoi per un minuto. E voglio tornare a scuola, studiare è ancora nelle mie previsioni, anche. Quindi sarò di nuovo uno studente presto.  E allora se mi vedi in un aeroporto da qualche parte vicino a te, lascia che ti risparmi  quella domanda. No, non torno. Apprezzo tutto l'amore per me. Davvero. Ma il football è stato la mia passione. Non lo scopo di tutta la mia vita".

Niente domande, allora, Calvin. Quelle, tra l'altro, te le abbiamo già fatte in estate quando sei stato ospite dell'Italian Bowl (e grazie a Barbara Allaria e Raffaello Pellegrini) e hai firmato le stampe tratte dal disegno (che vedete qui) di Lorenzo Ruggiero (matita della Marvel Usa). E buona, nuova, vita, campione...

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

Nfl, Giorgio Tavecchio: "Il mio primo anno da titolare nel grande football"

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GT 0Ci sono i numeri che, certo, dicono tanto. Ma mai tutto. Bisogna leggere dietro quelle cifre, e, soprattutto, dare spazio al contesto. Vale per ogni cosa. Anche per il football.  Chi non lo fa, spesso, sbaglia valutazioni e prospettiva. Nella Nfl capita spesso. In troppi casi ci si affida unicamente alle statistiche senza vedere il percorso. Semplice e sbrigativo. Troppo. Difetto americano. A noi, invece, piace l'analisi ed è per questo che al di là dei dati non possiamo che essere entusiasti della stagione dell'italiano Giorgio Tavecchio nella Nfl. Respinto per sei volte alle soglie del gran salto, Giorgio è salito sull'ultimo treno disponibile solo per la schiena malconcia del kicker titolare, Sebastian Janikowski, idolo dei Raiders e "calciatore" di prim'ordine. E da lì non è più sceso, superando anche i momenti difficili in una stagione travagliata per Oakland, al punto da concludersi senza play off e con l'esonero del coach. Mentre le ultime 4 squadre rimaste in corsa si accingono a disputare i match che possono portarle al Super Bowl, Giorgio (ritratto in questo articolo nei disegni di Lorenzo Ruggiero, matita della Marvel) rifiata ma non smette di allenarsi e con "Playbook" di "Repubblica" racconta la sua stagione.

"Una esperienza positiva, voto? Almeno 6..."

"Sono soddisfatto della mia stagione nel suo complesso, quindi, se dovessi attribuirmi un voto, mi darei la sufficienza. Almeno un 6 pieno. Certo, ci sono sempre cose che si possono migliorare, ma direi che l'esperienza globalmente è stata ampiamente positiva. Ogni giorno per me è stato speciale. Ogni giorno ricominciavo daccapo e cercavo di dare il massimo per i miei compagni. Senza ripensare nè alle cose positive nè a quelle negative. Con la mente libera, insomma. E sono incredibilmente grato a tutti coloro che hanno permesso questo mio viaggio nella Nfl, è un sentimento autentico quello che provo".

"La cosa più bella: condividere tutto con chi ha sempre creduto in me"

L'esordio fu una favola. Seguirono vari premi e riconoscimenti. E una improvvisa popolarità. Eppure se chiedi a Giorgio il più e il meno della stagione lui risponde così: "La cosa più bella che mi porto dietro è l'aver potuto condividere questa esperienza con tutti coloro che mi hanno supportato negli ultimi anni. Anche tramite "Playbook" ho voluto condividere con loro, con voi, ogni cosa. Bellissimo. Riguardo alle negatività, beh, per me non ci sono ricordi brutti, anche se ovviamente ci sono stati momenti difficili, ma fanno tutti parte dell'esperienza vissuta nella sua totalità, esperienza che non cambierei per nulla al mondo, davvero".

"Extra point, felice per i risultati ma i meriti non sono solo miei..."

Tavecchio è stato praticamente infallibile negli extra point: uno solo non è andato a segno e per di più per uno snap sbagliato. Insomma, tornando ai numeri, grandi numeri. "La tecnica per gli extra point è uguale alla tecnica per i field goal, quindi non cerco di cambiare nulla quando li calcio. E' vero, è andata benissimo ma devo dare il merito anche allo snapper e all'holder che sono stati bravi tutto l'anno, sempre continui.  Calciare gli extra point è un'operazione che richiede una esecuzione precisa in ogni sua fase, e allora io dipendo molto dai loro sincronismi che, ribadisco, sono stati perfetti".

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"Field goal, devo centrare i pali anche quando il calcio non è perfetto"

Nell'esigente mondo della Nfl meno errori si fanno meno si rischia il posto. Giorgio non ha centrato i pali in 5 field goal, 21 calciati e 16 realizzati per una percentuale del 76,2%, il più lungo dalle 53 yard, lui stesso sa bene che bisogna alzare la media dei calci realizzati da tre punti. "La tecnica di un FG è uguale a quella di un EP: tre passi indietro, due passi di lato. E poi, allo snap, due passi e contatto con la palla. Bisogna capire che molti fattori intervengono sull'esito felice o meno in un calcio da tre punti; si cerca sempre di essere precisi nella ripetizione dei movimenti  ma non ci sono garanzie, mai; a volte colpisci bene la palla ed esce, altre la colpisci meno bene ma entra tra i pali,  può capitare di tutto, noi kicker lo sappiamo bene. Allora, diciamo che l'ideale è cercare di essere preciso abbastanza e fare in modo che anche i calci "non-perfetti" entrino tra i pali. Ugualmente. Ci sto lavorando, ovviamente".

"I miei kick off potenti, ho un segreto..."

"Molti hanno registrato il miglioramento nei kick off e di questo sono naturalmente molto contento. Non arrivano per caso. Si può dire che in passato fossero il mio punto debole, in qualche modo. Ci ho lavorato tanto. Ma tanto, eh...E il lavoro paga sempre...Mi sono concentrato in questi ultimi anni su un aspetto: rinforzare i muscoli, specificamente gli addominali e secondo me questo mi ha aiutato tanto nella esplosività della gamba. Il segreto è una cara amica: sì, devo ringraziare molto una persona in particolare, Toni Mar, una professoressa di yoga a UC Berkeley, è stata lei ad insegnarmi certi esercizi molto utili per gli addominali. Toni Mar, sei stata preziosa...".

"Tecnica e gestione dei momenti per migliorare nei punti deboli"

" Come si può migliorare nei punti deboli? Che lavoro sto facendo per essere migliore nei field goal? Sono interrogativi che per primo mi sono posto io, anzi, che mi pongo ogni giorno. Allora, sintetizzando: cerco di rendere più semplice la mia tecnica, mi concentro sulle ripetizioni e lavoro sulla maturità emotiva e psicologica nel saper gestire i vari momenti in cui puoi essere chiamato in causa. Movimenti fluidi e mente libera. Devo assorbire quest'esperienza usando ogni momento come opportunità di crescita e miglioramento. Un lavoro lungo che ho già intrapreso e che credo non debba mai abbandonare chi fa il kicker nella Nfl".

"Il futuro: spero di restare coi Raiders"

"Naturalmente guardo avanti. Adesso sono ancora sotto contratto con i Raiders sino a fine febbraio. Da marzo ufficialmente libero. Ma sarei davvero felice se Oakland fosse interessata a "rifirmarmi" di nuovo. Sarei davvero felice se il mio futuro fosse ancora nei Raiders. Io spero di sì, spero in un futuro con questa squadra".

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"La stagione di Oakland, l'esempio di Carr, la forza di Lynch"

"Tanti mi chiedono cosa ci è mancato per raggiungere i play off. Non è facile rispondere. Per prima cosa bisogna comprendere che a questo livello, altissimo, la differenza tra le squadre è proprio minima, quindi bastano alcuni plays che ti capitano a favore o a sfavore per decidere le partite e incidere inevitabilmente sulle sorti della stagione. E' andata così e ne siamo tutti terribilmente dispiaciuti. Ho avuto la fortuna di vivere l'anno con grandi giocatori. Come Marshawn Lynch: non so dire se continuerà ma è un autentico fuoriclasse e secondo me ha ancora molto da dare, le sue corse sono garanzia di successo. E poi il nostro quarterback, Derek Carr, un bravisssimo ragazzo oltre che un gran giocatore. Carr è un leader vero, tiene molto ai suoi compagni di squadra e io lo stimo tanto, non solo per il suo talento in campo ma anche per la sua maturità come persona".

"La mia squadra dedicata ai calci: l'equilibrio di Condo, l'energia e la passione di King"

"Con me ci sono Jon Condo, il long snapper:  un classico veterano che ha giocato con i Raiders per 11 anni.  Un tipo particolarmente stabile, tranquillo, riflessivo.  Rappresenta un buon esempio di quello che deve essere un professionista: preciso, dedicato, ma, ribadisco, sempre, tranquillo. E poi c'è Marquette King, il punter, un grande personaggio. Allegro, istrionico, fantasioso. La sua energia e passione per il punt e per la vita ci fa divertire tutti i giorni, un grande".

"I miei migliori amici in squadra e il nuovo coach"

"In squadra ho ottimi rapporti con tutti ma i miei migliori amici sono sostanzialmente tre: Jon Condo, Marquette King e James Cowser,  il linebacker, numero di maglia 47. Con loro tre parlo spesso, non solo di football. Molti mi chiedono se ho già incontrato il nuovo coach, Gruden. La risposta, al momento è no, non ci siamo ancora visti".

"Ammiro Gostkowski e Tucker. Che sfortuna quel talento di Wentz. E per il SB dico Patriots"

Parliamo dei play off: quale è il tuo favorito per la vittoria finale? "Per me vince New England, con quel Brady che è infinito, ma ricordatevi che io sono un kicker, non uno stratega di questo gioco che ha mille variabili". Quale è stato secondo te il miglior kicker della stagione? "Ci sono tanti bravi kicker nella Nfl, ma quello che i due che mi hanno impressionato di più sono stati Gostkowski e Tucker".  E il miglior giocatore in assoluto dell’anno? "Carson Wentz, fantastico. Mi dispiace molto per il suo infortunio, meritava di finire questa sua strepitosa stagione".

Taveccio e Janikowski Ruggiero

"Nuova vita, vecchia vita: ecco cosa (non) è cambiato"

"Mi chiedono: ma quanto è cambiata la tua vita?  A dire la verità è una situazione un po' paradossale: non è cambiato niente mentre invece è cambiato tutto.  Voglio dire: vivo ancora nella casa della mia famiglia, continuo ad allenarmi come ho sempre fatto ma...stavolta sono pagato e la domenica si gioca...".

Il lungo colloquio volge al termine. "Ora guardo avanti con spirito positivo: mi sento colmo di gratitudine e ricco di motivazioni per continuare a crescere. Grazie a tutti coloro che hanno sempre creduto in me, anche nei momenti meno felici, non ho dimenticato nessuno di loro e sono fortunato ad avere così tante persone che sono felici quando faccio bene. A proposito: chiedo scusa del fatto che non sono stato molto attivo sui social in questi ultimi mesi e in assoluto non sono riuscito a interagire come in passato, ma i ritmi della Nfl sono folli. Allora, Dio volendo, la "nostra" avventura continuerà".

Nessun dubbio, Giorgio Tavecchio, ormai nel giro che conta. Ma con la stessa umiltà, genuinità e serenità di quando gli sbattevano le porte in faccia. Una breve nota a margine per capire quale seguito abbia il kicker milanese nel nostro Paese: l'articolo che ho scritto nella notte del suo fantastico esordio è tuttora quello che ha registrato più condivisioni e traffico on line (edizioni dei Super Bowl compresi). A volte i numeri non dicono tutto, ma in questo caso dicono molto...

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it


Nfl, il cuore degli underdog: t-shirt Eagles e maschere per aiutare chi ha bisogno

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Chris Long Underdog

Non è bello sentirsi sottovalutati. Per nessuno. In qualsiasi ambito e professione. Si soffre. E si rischia anche di rimanerne condizionati. Di perdere fiducia in se stessi. Oppure no. Come è accaduto ai Philadelphia Eagles che dai giudizi poco lusinghieri sulle loro possibilità - underdog - hanno tratto forza e convinzione. Sino ad approndare al Super Bowl dopo aver asfaltato, letteralmente, i favoriti (secondo gli altri) della finale di Conference, i Minnesota Vikings, con una prova d'orchestra di ogni reparto davvero notevole. Dalla difesa all'attacco, un concerto perfetto.

E a fine gara, com'era avvenuto nel match del divisional dopo la vittoria sui (favoriti, ovviamente, per gli altri) Atlanta Falcons, Lane Johnson e Chris Long in campo e centinaia di tifosi sugli spalti, hanno indossato le maschere da cani per sottolineare che Phila è fiera di essere underdog e di aver raggiunto la finale accompagnata da questo giudizio smentito gara dopo gara (tutti i disegni a corredo dell'articolo sono di Lorenzo Ruggiero, matita della Marvel).

Ed è scoppiata la underdog-mania. Con tanto di merchandising. Sia per le maschere da cane che per le t-shirt. Magliette anche "ufficiali", come la Philadelphia Eagles NFL Pro Line di Fanatics, Black Super Bowl LII Bound Underdog T-Shirt che costa 27,99 dollari.

T-shirt Underdog

Un successone. Da tutto esaurito. Maschere e maglie, una corsa all'acquisto. Che i giocatori delle Aquile hanno voluto trasformare in una occasione per aiutare il prossimo. Idea venuta alla coppia Johnson-Long (quest'ultimo tra l'altro è già stato protagonista di un gran gesto donando il suo lauto stipendio per l'istruzione dei giovani senza mezzi economici) e ben accolta in assoluto.

Johnson Dog Mask

Long ha proposto alla Nfl di usare i guadagni della maglietta ufficiale per il nobile scopo di aiutare le scuole disagiate di Phila. E la lega dei touchdown ha detto sì. Johnson ha collaborato con Oldies.com per vendere le maschere e ha ottenuto che anche il 65 percento di questi proventi andasse alle scuole di Philadelphia. E centomila dollari sono già stati versati per questa causa.

Splendido. Lo ha esclamato pubblicamente l'ex presidente Usa, Barack Obama (fan dei Chicago Bears), quando i media americani hanno diffuso la notizia. Condita da gustosi particolari. Svelati dal forte tight end Zach Ertz.

 

Ertz

Il TE ha raccontato:"Quando Lane Johnson ha quell'espressione in faccia, sai che sta succedendo qualcosa. Allora, sono seduto al pasto pregame di venerdì sera prima della partita dei Falcons, ci sono Lane, Chris Long, Jason Kelce e Brent Celek. E quando sei con quei quattro ragazzi stai sicuro che qualcosa di divertente capiterà. Jason sta guardando me e Brent, un po' come un bambino che non riesce a contenersi e afferma: "Lane, diglielo, diglielo, amico". "Cosa? Dire cosa?". "Dì loro quello che abbiamo ordinato". E così Lane si appoggia al tavolo: "Sai che tutti continuano a dire che siamo perdenti? Anche se siamo la testa di serie numero 1? Beh...eravamo su Amazon ieri sera, e abbiamo ordinato queste maschere per cani." Ed io: "Cosa intendi, come ... un cucciolo?". E lui: "No, pastori tedeschi, sono pazzesche, davvero pazzesche, due giorni di spedizione, arriveranno domani". Prima che possa persino pensare, tipo, che diamine hai intenzione di fare con una maschera da cane pazzesca?, Lane aggiunge: "Quando vinceremo, perché vinceremo, faremo di tutto  con le maschere  in testa: media, postgame, tutto." Chris e Jason annuiscono. Ridiamo. Geniali, penso. Maschere da cani. Noi, gli underdog. Perchè lo abbiamo sentito dire circa 10.000 volte nel corso di queste settimane: gli Eagles, la prima squadra, dal 1970, a conquistarsi sul campo la testa di serie numero uno e ad essere considerata sicura perdende ai play off già dal round divisionale. Underdog? E allora va bene, ci prendiamo questo nome e vi mostriamo chi siamo. Lo pensiamo noi. Lo pensa l'intera città. Se sei un estraneo, probabilmente non lo capisci. Ma se vieni da Philadelphia, e se hai seguito questa squadra tutto l'anno, allora sai cosa voglio dire. Non è solo Carson Wentz che è stato fatto fuori da un infortunio. Ma anche Jason Peters e Darren Sproles e Jordan Hicks e Chris Maragos. Probabilmente avremmo potuto schierare una squadra All-Pro di ragazzi infortunati, ma invece di crollare sotto tutte le avversità, le situazioni che si sono create ci hanno reso più uniti. Ed ora eccoci qui: da underdog sino alla fine, ovviamente".

Dal football, serbatoio inesauribile di storie, una vicenda particolare e con risvolti positivi. E allora, gustiamoci questo Super Bowl tra i New England Patriots di Tom Brady, il campione dei campioni e i sicuri perdenti, gli underdog dei Philadelphia Eagles di Nick Foles, la riserva di Wentz. Vinca il migliore.

Ah...naturalmente anche io ho già ordinato la mia maglia Eagles underdog...e come potevo non farlo?

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

La Nfl nei disegni di Ruggiero

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Lane JohnsonLa Nfl disegnata da una matita dei comics americani, Lorenzo

Ruggiero.

tavloren

 

L'idea ha contribuito a rendere speciale il format di Playbook e di Repubblica sport durante la stagione.

Coach Belichick

Vi riproponiamo qui alcuni disegni di Ruggiero, "firma" del fumetto statunitense ma italianissimo.

Foles

Napoletano che crea dal suo studio del Vomero.

watnu

 

Ma quale disegno vi piace di più? Ruggiero ha alternato i colori al bianco e nero. Poi di fatto preferito per l'eleganza che rilascia nella visione.

Amendola & Brady

 

Di seguito una carrellata. Nel link una cinquantina di tavole (CLICCA QUI PER VEDERE LA GALLERY).

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it